Cos’è il Mindful Eating o Mindfulness e alimentazione. A cura di Simona Vignali
Mindful eating: moda o reale necessità? La pratica di abbinare Mindfulness e alimentazione, attraverso la stimolazione della consapevolezza, è in grado di facilitare la ripresa del controllo da parte della persona dei meccanismi alimentari alterati. Oggi l’alimentazione è in contatto diretto con la psicologia personale. Questo significa che gli stati d’animo e i sentimenti influenzano o sono influenzati dagli alimenti che mangiamo. I disturbi alimentari colpiscono sempre più persone e diventa necessario intervenire prima che si trasformino in vere patologie.
Da quando nel 2015 si è tenuto a MIlano l’EXPO esposizione internazionale il cui tema è stato “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, in Italia si è iniziato a parlare di cibo e alimentazione, e non solo, come mai era successo prima. Tra gli altri argomenti si è parlato e discusso molto di educare alla qualità, sicurezza del cibo e di educare alla nutrizione per la salute e il benessere della persona.
Non c’è rivista o trasmissione televisiva che non parli, in un modo o nell’altro, di alimentazione in rapporto a diversi aspetti della vita. I locali di nuova concezione nascono come funghi e non c’è regione italiana che non promuova con tutte le forze le proprie produzioni alimentari, e in questo l’Italia ha ancora molto da dire e dare.
Per questo ritengo importante porsi anche qualche domanda in più sul gesto dell’alimentarsi che non è più considerato come una volta solo una funzione vitale e utile, dove la qualità era garantita dalla vicinanza della produzione e presa quasi per scontata. L’irrompere delle grosse organizzazioni mondiali che commerciano alimenti, che utilizzano i supermercati per diffondere i loro prodotti, ha alterato in maniera irreversibile il nostro rapporto con il cibo.
Mettendo a disposizione qualunque tipologia di alimento, in qualsiasi periodo dell’anno, ha sottratto il ciclo delle stagioni al nostro intestino e, in modo prima sottile, ora sempre più evidente, ha modificato l’istinto mentale di ciascuno di noi nella relazione col cibo.
Oggi avere consapevolezza di ciò che mangiamo e, soprattutto, di come assumiamo il cibo può fare la differenza per la qualità della nostra salute.
Riflettendo su come vengono allevati gli animali che forniscono la carne che mangeremo, in allevamenti che sono le principali fonti di inquinamento, ci rendiamo conto intuitivamente che la quantità di medicinali usati per curarli inevitabilmente arriva nei nostri piatti e quindi al nostro organismo. Lo stesso può accadere per le coltivazioni vegetali che sicuramente praticate in larga scala non riescono a rispettare l’equilibrio naturale che altrimenti avrebbero in situazioni naturali.
La considerazione principale è che gli interessi economici dietro la necessità di rifornire alimenti e sostanze a una grande massa di persone non riesce a rispettare il risultato finale, cioè la salute degli esseri umani.
Quindi saper scegliere la giusta qualità e ricostruire una modalità corretta di assunzione del cibo, a cui dobbiamo la vita, diventa oggi un’esigenza e, direi, un dovere di ciascuno.
Ho provato a riassumere una serie di momenti in cui potersi esercitare nella pratica del Mindful Eating
Prova una cena consapevole
Perché la cena? Con gli impegni che alla fine tutti abbiamo, la cena è diventato il momento più importante della giornata, spodestando il pranzo che fino a qualche decina di anni fa era il momento della giornata dove la famiglia si riuniva. Organizzate una cena con qualche amico fidato in sintonia con voi a cui proporre di darsi la regola di consumare le pietanze in silenzio, assaporandole lentamente e registrando mentalmente i pensieri e le sensazioni che poi condividerete.
In questo modo smetterete di mangiare per abitudine o senza dare importanza a ciò che consumate a favore di chiacchiere su qualcosa di “lontano” da ciò che state facendo, cioè mangiando.
Fai attenzione alla fame nervosa
Quando ci si siede a tavola considerando il cibo solo la risposta allo stimolo della fame e niente più, la nostra attenzione viene rubata dai pensieri del giorno che ci urgono per vari motivi. Allora le parole prendono tutto lo spazio e alle parole sono legati i sentimenti che le hanno generate. Casomai la frustrazione accumulata in ufficio, la rabbia per chi ci ha graffiato la macchina, la scortesia di un impiegato dietro lo sportello e così via. Accade così che insieme al cibo, inconsapevole, rimangiamo anche i sentimenti negativi che si sono accumulati in tutta la giornata. Vi sembra un modo sano di consumare la fonte della salute e della vita?
Questa si chiama fame nervosa che auto-alimentiamo continuamente, senza sosta. Ci neghiamo così la possibilità più importante della giornata per fermare le negatività e riprendere contatto con il buono che abbiamo dentro a cui la vita non permette facilmente di esprimersi.
Alimentazione consapevole = spesa consapevole
L’altro momento decisivo che fa parte della nostra cena avviene invece lontano dal tavolo o dal divano su cui la consumeremo, al supermercato. Nei suoi immensi locali decideremo la qualità della nostra alimentazione. Iniziamo col notare le caratteristiche di tutti i supermercati. La prima è che la scelta è di fatto infinita, c’è tutto di tutto e in gran quantità. Per la natura umana è troppo.
Il nostro corpo è stato costruito dall’evoluzione per mangiare qualche volta al giorno una determinata quantità di cibo, la nostra digestione è lunghissima rispetto a quella del mondo animale, essere di fronte a una immensa quantità di cibo distrugge il nostro senso dell’equilibrio. Ci permette di desiderare e anche avere molto, molto di più di quanto abbiamo realmente bisogno. Il paese dei balocchi di pinocchio? Si, ma neanche la fervida fantasia di Collodi ha potuto immaginare una società costruita come il suo Paese dei Balocchi.
Cosa succede in questa terra magica dove i nostri desideri si possono realizzare quasi tutti? Che perdiamo il senso della misura, che viene eccitata quella parte della mente che gestisce l’avidità, la voglia di possedere a tutti i costi tutto quello che vede. Non vi sembra che stiamo descrivendo il comportamento di un bambino ancora non consapevole di cosa sia la vita con le sue regole e limiti? Già, è proprio così, l’interno dei supermercati fa regredire la nostra mente a uno stadio primitivo. E’ veramente molto difficile resistere a questa suggestione. Ma il Paese delle Meraviglie piace a tutti e così i negozi a “misura d’uomo” stanno scomparendo.
Venendo al cibo, riacquistata la coscienza e la consapevolezza di chi siamo e dove siamo e cosa stanno cercando di fare con noi, possiamo porci delle semplici domande e decidere un comportamento adeguato. Sicuramente molto meno compulsivo.
Domande Mindfulness Eating:
di cosa ho bisogno veramente per la mia sopravvivenza?
Da dove proviene ogni singolo alimento?
Come è coltivato?
E’ della qualità che desidero?
Questo è stato coltivato in modo rispettoso?
Ha portato del male a qualcuno, anche lontano da me?
Ognuno aggiunga le sue specifiche. Non si tratta di trasformarsi in giudici spietati del comportamento altrui, o di scaricare le proprie tensioni su qualcuno che per noi sbaglia trasformandolo in un nemico da combattere. Anche questo non è Mindfulness, anzi è il suo opposto.
Stiamo cercando l’equilibrio, la salute, l’equidistanza, il non giudizio e la pace interiore.
Mantenendo la mente calma e equilibrata semplicemente scegliamo quegli articoli che rispondono alle nostre esigenze anche interiori e andiamocene a casa.
Chiedi consiglio a un esperto
All’inizio dell’articolo ho citato quanto, dopo l’Expo, si parli di cibo in Italia. Riviste, televisione, radio per catturare l’attenzione del pubblico parlano, scrivono e mostrano continuamente programmi e concetti sull’uso degli alimenti. Come usare questa mole di informazioni a volte diverse tra loro e spesso contrastanti? Quante volte avete sentito da persone apparentemente esperte che lo stesso alimento possedeva qualità contrastanti? Zucchero si, zucchero no, la pasta fa male, no fa benissimo, il riso fa venire il cancro, l’indice glicemico uccide e tante altre di questo tipo.
A questo punto se avete deciso di fare sul serio e siete pronti a prendervi veramente cura della vostra alimentazione, il consiglio che posso darvi è quello di rivolgervi a un professionista serio. Può essere un dietologo, un nutrizionista o un naturopata, come me. La scelta dipende da cosa si desidera ottenere e da quale sia la vostra visione alimentare. Per quanto mi riguarda sono vegana da oltre 30 anni, ma non impongo a nessuno la mia scelta. Seguo da anni persone di vario tipo, sia vegane che vegetariane che onnivore. In altre parole mi adatto a quello che una persona desidera ottenere con gli strumenti che vuole utilizzare. Credo sia un atteggiamento Mindfulness corretto quello di rispettare fino in fondo chi ho davanti a me, senza alcun giudizio.