Come superare l’ansia da prestazione sportiva con la Mindfulness e tornare a vincere (Storia vera)
Gary Sanchez dei New York Yankees racconta la sua sfida con l’ansia da prestazione sportiva
Spulciando nelle storie di Mindfulness in giro per il mondo ne ho trovato una interessantissima che riguarda uno dei migliori atleti del Baseball americano: Gary Sanchez dei New York Yankees. Sanchez ha raccontato la sua storia sportiva e dell’impatto che la Mindfulness per ansia ha avuto nella risoluzione di un problema che stava per danneggiare la sua carriera nello sport professionale e la sua vita personale.
Il campione ne ha parlato in un’intervista al New York Times, forse il più importante quotidiano al mondo. La storia è recentissima, pubblicata l’11 Ottobre 2019.
In America ciò che conta è il risultato e il risultato sono sempre numeri, o li fai, o sei fuori, chiunque tu sia. Nel, caso di Gary Sanchez, atleta fino a questo momento “stellare, come si dice in America, nelle ultime 89 partite aveva totalizzato solo 189 punti su una media personale di 18 a partita, insomma il punteggio più basso mai fatto nel baseball professionistico.
Certo non è stato aiutato da un dolore al braccio sinistro, seguito poi da una pubalgia fastidiosissima che alla fine lo hanno portato a fare anche un po’ di panchina nel 2017. La situazione precipitava pericolosamente e durante le partite Sanchez si trovava a combattere i demoni dei suoi fallimenti personali e la frustrazione di non riuscire a essere utile ai suoi compagni di squadra.
A un certo Sanchez punto ha dichiarato: “ non mi sentivo più parte della squadra, non riuscivo a realizzare punti e neppure a difenderla. Pensavo troppo, ero distratto, guardavo qualsiasi cosa, la verità è che non mi sembrava di essere lì, sul campo”
Ecco come Sanchez ha superato l’ansia da prestazione sportiva con la Mindfulness
Nel 2018/19, Sanchez, un uomo di 26 anni, ha ripreso a sentirsi in squadra e a funzionare, sempre più spesso. E’ stato aiutato dal motivatore del team Chad Bohling, che nel 2019 è riuscito a perfezionare sempre meglio il risultato con Sanchez.
Afferma che: ”…la chiave di tutto per me è la concentrazione, sia che giochi in difesa o in attacco. E’ su questo che ho lavorato molto, sulla concentrazione. Non sono ancora al 100%, ma sono migliorato tanto”
Ha poi ammesso che la sua capacità di stare in difesa era una lotta, uguale a quella di mantenere la concentrazione. Per questo ha chiesto aiuto al trainer psicologico, sentendosi distratto.
Ha collegato che anche in famiglia aveva difficoltà a seguire ciò che avveniva nel momento stesso e che spesso chiedeva a sua moglie di ripetere ciò che gli aveva detto qualche istante prima. A volte anche la giovane figlia gli parla e lui si ritrova a chiederle. “cosa hai detto?”
Con la pratica della Mindfulness i miglioramenti non si sono fatti attendere. Studiando degli esercizi specifici per la sua concentrazione Sanchez ha imparato a restare concentrato sul presente e su quello che fa. Più delicato l’aspetto che riguarda la Compassione. Normalmente la si intende rivolta verso qualcuno, ma nel caso della MIndfulness è riferita, prima di tutto, a sé stessi. La prima persona che dobbiamo “perdonare” e accogliere, sostiene la Mindfulness, siamo noi stessi, così come siamo, al momento di iniziare questo percorso di consapevolezza. Infatti non giudicare è uno dei primi passi da realizzare nella pratica Mindfulness.
Nel caso di un atleta di livello come Sanchez l’ansia da prestazione sportiva aveva occupato troppo spazio nella sua vita interiore impedendogli di concentrarsi sulle sue prestazioni sportive. Quando la mente non trova il modo di restare tranquilla diventa facile cadere in una specie di autosabotaggio genera pensieri negativi che possono rivolgersi verso il futuro, paura del domani, o rimuginio, oppure verso il passato, ruminazione, cioè qualcosa che non si è digerito che ritorna continuamente in mente e crea pensieri ricorrenti, che disturbano la serenità della nostra vita. La terapia Mindfulness riporta la persona nel qui e ora, perché essere nel presente è la cura migliore.
Come è finita?
E così è stato per Sanchez che è ritornato ad essere un uomo prezioso per squadra e che di partita in partita perfeziona i suoi tiri. E’ stato selezionato per la seconda volta per la All-Star e si è collocato con una percentuale di lanci superiore alla media nazionale per la difficoltà della sua posizione di gioco.
Tra i consigli dati da Bohiling ha chiesto a Sanchez di usare il meno possibile il cellulare e anche a casa. Tutti i colleghi della squadra hanno riconosciuto i cambiamenti conquistati da Sanchez. Anche la sua reazione agli errori è migliorata e non crea più situazioni di disistima.